Baitona

Baitona

Baitona

Il problema legato al trasferimento di carpe da acque pubbliche a acque private è senza dubbio un  fenomeno che ha assunto negli ultimi periodi uno sviluppo ancor più grave. La questione purtroppo non riguarda unicamente i pescatori di professione ma, e questo è veramente inammissibile, i singoli carpisti.

Personaggi , non certo carpisti, senza alcuna etica e privi della benché minima responsabilità civile che trafugano grosse prede da laghi e fiumi per venderli, dietro la corresponsione  di qualche centinaio di euro, a  laghi privati. Mi si chiede il perché CFI ha preso le distanze dalla cava Baitona mettendone in discussione i rapporti. Ebbene mi sembra che l’associazione da me guidata abbia sempre condannato  sia chi commercializza il pesce, anche se sembra questo sia possibile,( su questo argomento prometto di intervenire prossimamente con notizie e proposte in merito) sia chi lo acquista per immetterlo su laghi a pagamento. Purtroppo, oggi, è venuto alla ribalta questo lago sul quale l’associazione stessa aveva da tempo impostato una organizzazione ,  proprio da voi in una delle scorse edizioni messa in risalto, rivolta alla massima correttezza e secondo i crismi del “carpifishing” in cave private secondo CFI.

Una delusione.

Un passo falso, forse una ingenuità,  da parte di chi non aveva ben compreso lo spirito di Carpfishing Italia e i propositi della persona che in quell’ambito lo rappresentava.

Proprio per questo, a fine giugno vi sarà una riunione straordinaria del consiglio direttivo per discutere di questo episodio in particolare e degli stessi fenomeni che ormai sembrano interessare altri siti. Sarà nostra cura e impegno  predisporre delle iniziative che tentino di arginare questa piaga ormai dilagante.

Tengo anche a ribadire quanto già espresso in un altro mio intervento,ovvero che non bisogna demonizzare tutte le acque private, sicuramente c’è bisogno di lavorare in questo ambito  ma non solo. Purtroppo questi bacini assumono sempre maggiore risonanza proprio in funzione delle prede che contengono.

Non che il carpista debba rinunciare a cercare il pesce della vita, sia ben chiaro, ma il proporre tali opportunità da parte di  attività private non deve andare nell’unica direzione di impoverire le acque pubbliche.

Chiediamoci come mai in Francia tanti laghi a pagamento hanno i loro allevamenti da cui estrarre le grosse carpe che  gradualmente vengono immesse nei laghi poi aperti ai carpisti. Forse perché più lungimiranti di noi hanno iniziato per tempo a indirizzare verso questa procedura le loro impostazioni di gestione. Ma in Italia è più facile , rapido e meno oneroso trovare le grosse carpe belle e pronte. Ebbene questo deve finire e noi nel limite delle nostre possibilità faremo di tutto per cercare di ottenerlo.

Il Presidente Nazionale

Agostino Zurma

Condividi

Torna in alto